Pubblicato il 11/02/2018 su facebook: vai al post per ulteriori commenti
Questo titolo è del Sole 24 Ore di ieri, 10 febbraio 2018.
Metto la data precisa. Questo post potrebbe essere letto tra mesi, anni, decenni. E tra mesi, anni, decenni rimarrà scritto quanto segue.
Un fondo azionario andrebbe venduto per tre ragioni soltanto:
1) Ribilanciamento, normalmente annuale, per ripristinare l'asset allocation strategica pianificata. In questo caso, quindi, si venderebbe un asset in plusvalenza senza nessuna verifica dei trend. Come postilla aggiungo che, se possibile, sarebbe meglio, con l'azionario in plusvalenza, ribilanciare l'asset allocation con risparmio in formazione o cash in eccesso, per evitare anche di interrompere la postergazione della fiscalità (ribilancianmento e fiscalità postergata sono due tra i MAGGIORI elementi di incremento del rendimento pluriennale degli investimenti).
2) Realizzazione del progetto pluriennale, normalmente ultradecennale, per cui era stato acquistato pianificando lustri prima. Disinvestimento in unica soluzione per un progetto di acquisto programmato. Disinvestimento con decumulo per eventuali esigenze di incremento del tenore di vita.
3) Cambio di Gestore per manifesta incompetenza e/o costi eccessivi. Quindi per switch di prodotto nell'ambito di analoga asset class per efficientare il sottoportafoglio del segmento di rischio. In questo senso la parte eventuale di prodotti passivi evita certamente le brutte sorprese.
Non mi viene in mente null'altro. Se si verificassero necessità per imprevisti della vita del Risparmiatore, potrebbe significare che il Consulente Finanziario non faccia bene il suo lavoro.
Quando affermo che Consulenza Finanziaria è "aiuto e consulenza ai comportamenti" mi spiego? Io personalmente non aiuto né scommettitori né allibratori.