Pubblicato il 21/03/2016 su facebook: vai al post per ulteriori commenti
Metafora utilizzata sulla pagina Frontiera Efficiente. Cestini di merenda ovunque nei portafogli di concorrenti: colleghi, agenzie bancarie, assicuratori.
Chi difende il proprio perimetro di vendita? Chi definisce un modello oggettivo?
Culture - Modelli. Sistemi e Strategie. Chiariamoci sulla semantica.
LA CULTURA. Differenza tra prezzo e valore
Da tempo teorizzo la differenza tra Cultura del Prezzo e Cultura del Valore.
Chi appartiene alla prima "religione" vede i fondi comuni come il pollaio dove ti spennano di commissioni ricorrenti e basta. Incito tutti costoro a cimentarsi in prodotti a Nav pubblico: tutte le volte che qualcuno (appartenente a questa religione appunto) lo ha fatto ha miseramente fallito. Tutti bravi a parole.
E difendono la loro cultura. Non scendo neppure ad analizzare i loro modelli.
Il peccato originale è a monte, secondo i miei test di realtà.
Il trading, i portafogli infarciti di rischio specifico e di compra/vendite, i portafogli in ETF da ribilanciare, il trend-following in tutte le sue salse, dagli algoritmi ai cicli alle medie mobili etc etc...
Qualunque tesi è smontata dalla domanda: DI CHI E' LA COMPETENZA? Chi ha la competenza di far ciò meglio di un Gestore? Uno che si crede migliore di un Gestore...? e allora FACCIA IL GESTORE, con un prodotto a NAV pubblico, però! Non che mi devo fidare della sua parola e basta!
Io funziono con semplicità, con risposte Giusto/Sbagliato. Ad una via.
Ecco perché credo nella cultura del valore, e vi sono approdato.
Cultura del Valore. I venditori di prodotti. Normalmente prodotti "della casa".
E' un modello. Consentito dalle normative. Si è dimostrato arricchente per le Banche. Trasferito alle Reti di Promotori Finanziari è diventato il modello vincente per creare utili utilizzando la fiducia che si crea tra Cliente e Promotore.
E chi applica questo modello lo difende a spada tratta. La mia domanda, a costoro, è semplice. E' efficiente per il Cliente?
Per dare una risposta coerente bisogna disegnare un modello che dimostri quanta efficienza creerebbe, eventualmente, la fund-selection di prodotti "non della casa", rispetto a non utilizzarla. E se ne crea abbastanza per estrarre un valore suppletivo rispetto alla vendita dei prodotti di casa. E se questo plus-valore se lo si può far pagare IN QUALCHE MODO.
Certo: perché chi vende prodotti di casa è largamente premiato per farlo. Quindi finché le norme non VIETERANNO le retrocessioni provvigionali dai prodotti, il modello più semplice e conveniente per i venditori è, appunto, la vendita dei prodotti di casa.
Ecco inventata la Consulenza in conflitto di interessi.
La Consulenza è però solo una giustificazione. Perché per essere vera consulenza, secondo me, il modello dovrebbe essere quello più efficiente per il Cliente. Ed i prodotti di casa non lo sono. Prova alla mano.
Il cestino della merenda però va difeso, no?